Coltivazione del giuggiolo

La pianta del giuggiolo è un albero di aspetto gradevole e resistente, particolarmente adatta a terreni poveri. Un giuggiolo è un albero da frutto relativamente facile da coltivare e mantenere e molto longevo. La sua resistenza alle avversità e agli agenti patogeni lo rende particolarmente adatto alla coltivazione in agricoltura biologica.
Origini e caratteristiche del giuggiolo
Il giuggiolo fa parte della famiglia delle Rhamnacee e all’interno di questa, al genere Ziziphus, che comprende circa 170 specie. La più nota come giuggiolo è Ziziphus jujuba, una pianta che raggiunge i 6/10 metri e che può vivere molti anni: nel nord della Cina si possono trovare esemplari di giuggioli millenari.
Le radici di questa pianta sono molto sviluppate; riuscendo a recuperare l’acqua a grande profondità resistono a lunghi periodi di siccità. La pianta ha una notevole capacità pollonifera che la rende capace, se non controllata, di invadere lo spazio circostante con molta rapidità.
Il tronco ha un aspetto contorto, con rami spinosi e disposti in modo irregolare, con corteccia rosso bruna piuttosto rugosa. Le foglie sono caduche, piccole e di forma ovale. I fiori restano piccoli e di colore verdastro. I frutti del giuggiolo, quando raggiungono la piena maturazione a settembre-ottobre, hanno la dimensione delle olive. La buccia imbrunisce a maturazione e il frutto assume una consistenza un po’ raggrinzita, simile a quella dei datteri, mentre la polpa della giuggiola può essere giallo-bianca o giallo-bruna ed ha un sapore dolce.
Finora la pianta di giuggiole in Italia è stata coltivata per lo più a carattere amatoriale. Ad Arquà Petrarca, bellissimo borgo situato in provincia di Padova, sui Colli Euganei, dove ogni anno si tiene la Sagra delle Giuggiole,le coltivazioni delle giuggiole sono più estese e legate alla commercializzazione del frutto e dei suoi derivati.
Clima e terreno ideali per la coltivazione del giuggiolo
Il clima temperato-caldo, con estati lunghe e inverni miti, è il più adatto allo sviluppo del giuggiolo. In pieno inverno è comunque capace di sopportare fino a -15°C, allo stato di riposo vegetativo e resiste al vento, tanto che in alcuni paesi asiatici viene appositamente scelto tra le essenze adatte a comporre le barriere frangivento.
Per assecondare lo sviluppo delle radici profonde del giuggiolo è bene piantarlo in un terreno che offra un buono spazio di crescita sotterranea, ben drenato e di medio impasto. Anche se il giuggiolo ben si adatta a terreni poco fertili, è bene evitare terreni troppo argillosi o compatti che impedirebbero un corretto radicamento.
Come e quando piantare un giuggiolo
Il periodo in cui piantare il giuggiolo è, come per molte altre piante del frutteto, il momento di stasi vegetativa, a fine inverno (febbraio), o fine novembre dove l’inverno è generalmente più mite.
Il giuggiolo viene di norma innestato su franco, ovvero un portinnesto (la pianta che in un innesto fornisce l’apparato radicale) propagato da seme. Questo di solito determina una maggiore vigorìa nelle piante.
Per la messa a dimora del giuggiolo si prendono piante innestate su franco oppure, se proprio si vuole propagare autonomamente la pianta, ottenendo un clone di un esemplare che ci piace particolarmente, si possono fare talee semilegnose. In questo caso si devono prelevare dei rametti lunghi 10-15 cm e metterli a radicare in un terriccio contenente sabbia, scegliendo il periodo tra giugno e luglio per eseguire questa operazione. In questo caso però l’attesa è molto più lunga per la messa a dimora nel luogo definitivo.
Il trapianto dell’albero
Se si parte con alberelli innestati, per la messa a dimora si procede come per le altre specie da frutto: si scava una buca nel luogo prescelto, avendo cura di farla della profondità adeguata. Idealmente bisogna smuovere un volume di terra delle dimensioni indicative di 70 x 70 x 70 cm, in modo tale da rendere soffice una buona quantità di terra a disposizione delle radici.
Agli strati più superficiali, quelli corrispondenti ai primi 30 cm circa, si mescola una bella dose di compost o di letame maturo.
Irrigazione
Anche se il giuggiolo è una specie resistente alla siccità, almeno nei primi anni dalla messa a dimora trae molto beneficio dall’irrigazione lenta e senza sprechi, che ne accelera la crescita e l’entrata in produzione.
Concimazioni
Oltre agli ammendanti di base da distribuire all’impianto, ogni anno è possibile aggiungere dello stallatico nella zona sotto chioma, unitamente a farine di roccia, di alghe, cenere di legna, anche a seconda del tipo di terreno che abbiamo e di eventuali carenze di qualche elemento, riscontrabili da analisi del suolo.
Gestione del suolo e pacciamatura
Quando le piante sono ancora piccole, la pacciamatura le aiuta a non soffrire della competizione esercitata dalle erbe infestanti per acqua ed elementi nutritivi. La scelta più semplice, quella che offre anche un gradevole effetto naturale è quella di attorniare le piante con cerchi di paglia alla loro base, in strati spessi almeno 10 cm e del raggio di almeno 50-70 cm. Al posto della paglia vanno bene anche l’erba tagliata e lasciata prima ad appassire qualche giorno, le foglie oppure il cippato. Con la pacciamatura il suolo mantiene più a lungo l’umidità, richiedendo quindi interventi irrigui meno frequenti.
Il suolo del frutteto con i giuggioli si può gestire sfalciando periodicamente l’erba.
Potatura del giuggiolo
Dopo aver dato la forma alla pianta, quando questa va a regime gli interventi cesori servono per eliminare i rami troppo bassi e quelli secchi e per sfoltire la chioma se diventa troppo intricata.
I polloni (gemmazioni attorno alle cicatrici di precedenti potature) devono essere sempre recisi alla base.
La raccolta delle giuggiole
Il periodo di raccolta della giuggiola è in genere la fine dell’estate e l’autunno, sono frutti che maturano generalmente durante il mese di settembre. Indicativamente, da una pianta in piena produzione si possono raccogliere dai 30 ai 50 kg all’anno di frutti.
I frutti sono conservabili in frigo abbastanza a lungo e il loro consumo fresco è molto consigliato dato l’altissimo contenuto di vitamina C, che raggiunge i 400-500 mg/ 100 grammi di peso fresco.
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Le giuggiole che si intendono consumare fresche vengono raccolte non appena il colore inizia a cambiare verso il giallo/rosso. Quelle da destinare alle lavorazioni dei derivati invece si devono raccogliere ben mature, quando iniziano ad avere la consistenza dei datteri, e raggrinziscono visibilmente.